Il più famoso ‘artista degenerato’ dell’epoca Nazista ritorna nuovamente in vita: la sua arte e le sue idee politiche in mostra fino al 15 Settembre.
Emil Nolde, l’artista più in vista dell’Espressionismo tedesco, nonché tra i più importanti del XX secolo, ci ha lasciato una moltitudine di dipinti a olio e di acquarelli vibranti di colore. Alcuni di questi però non ci hanno raggiunti: quelli che non si sono salvati essendo comprati da mercanti d’arte o acquisiti in cambio di arte tollerata da privati sono stati bruciati nel 1939, altri invece sono stati distrutti durante la guerra. In alcuni casi restano solo fotografie d’epoca, mentre in altri si sono conservati i disegni preparatori (altresì chiamati anche ‘piccole pagine’ o, infine, ‘quadri non dipinti‘) del pittore, che dipingeva con acquarelli e che successivamente fungevano da base per i quadri. Oggi li possiamo ammirare alla Hamburger Bahnhof in una mostra temporanea dedicata a lui, che si concentra però anche sulla sua relazione col regime che lo ha etichettato un ‘artista degenerato’, gli ha confiscato molte opere, mentre altrettante le ha acquistate, e gli ha vietato di continuare a esporre, vendere e pubblicare.
Nato Hans Emil Hansen nel 1867 vicino al villaggio di Nolde, sul confine tedesco-danese, e cresciuto in una fattoria, per la quale presto si rese conto di non essere tagliato. Ciò lo spinse a studiare per diventare intagliatore e illustratore, portandolo a lavorare prima per fabbriche di mobili e più tardi come insegnante alla scuola del Museo Tessile di Karlsruhe. Seguendo le sue predilezioni infantili e adolescenziali verso pittura e disegno decise di intraprendere una carriera artistica, anche se lo fece all’età di 31 anni. Nel 1902 sposò l’attrice danese Ada Vilstrup e si spostò a Berlino, facendosi chiamare da questo momento secondo il suo luogo di nascita.
Nuove nozioni sulla vita di Nolde
L’esposizione, resa possibile grazie agli Amici della Nationalgalerie e la Fondazione Nolde Seebüll, pone alcune domande fin da prima di entrare, chiedendosi innanzitutto come possiamo abbinare la proscrizione dell’artista con il fatto che fosse un fervente sostenitore e membro del Partito Nazional Socialista, restato fedele al regime fino alla fine della guerra. La mostra esplora per la prima volta le sue simpatie verso il Partito Nazionalsocialista, rese note al pubblico solo recentemente. Solo cinque anni fa la storica dell’arte Aya Soika e lo storico Bernhard Fulda, basandosi su un’intuizione del capo della Fondazione Ada ed Emil Nolde Christian Ring, hanno scoperto che Nolde era un membro del Partito Nazista, che aveva pubblicamente espresso opinioni antisemite e che era fanaticamente devoto a Hitler e all’ideologia del partito.
Questa scoperta ha avuto varie ramificazioni, tra cui il fatto che Angela Merkel ha rimosso i due quadri di Nolde appesi nel suo ufficio, uno dei quali è visibile all’esposizione. Secondo Peter H. Koepf del German Times, la cancelliera ha scelto due quadri dell’espressionista tedesco Karl Schmidt-Rottluff (nonché amico di Nolde) per sostituire le opere rimosse; ma nel frattempo ha saputo di commenti antisemiti anche da parte di quest’ultimo, optando quindi per lasciare le mura spoglie per il momento.
La mostra oggi e allora
I primi passi dentro la galleria producono un’atmosfera surreale, alimentata dalle luci soffuse della prima sala e dai colori sgargianti sulla pareti, che però presto si trasforma in un accompagnata da un mormorio, come un rumore bianco che accompagna tutta la visita, salvo brevi pause. L’evento infatti attira moltissimi visitatori, sedotti dal nome conosciuto come dall’argomento delicato che la mostra tratta.
Non si può fare a meno di immaginare lo stesso mormorio d’accompagnamento durante le esposizioni itineranti di Arte Degenerata del 1937. In quell’occasione l’esposizione era considerevolmente più grande: 650 opere degenerate, la maggior parte espressioniste, contro le 100 dell’esposizione attuale. Un particolare da non trascurare è il fatto che, in modo da far confluire il maggior numero di persone, l’entrata alla mostra era gratuita, attirando folle ancora più cospicue con il loro ronzio.
Antisemitismo e legami col Partito Nazionalsocialista
Quando Hitler ascese al potere nel 1933 Nolde aveva già 65 anni ed era un artista affermato, tra i più noti della Repubblica di Weimar, e sperava di essere nominato artista ufficiale dello stato, avendo anche molti simpatizzanti tra i ranghi alti del partito Nazista. Nomina che però non arrivò mai, essendo accusato di produrre arte ‘non-tedesca’ e volksfremd, cioè ‘aliena per il popolo’. A prescindere però dal dibattito scaturito dalle sue opere, fu sicuramente Hitler ad avere l’ultima parola, che aveva già definito Nolde un ‘maiale’ nel 1933 e che detestava il suo lavoro.
Per capire però le dinamiche della vita di Nolde dopo il 1933, bisogna prima guardare agli eventi precedenti quell’anno. Già dal 1910 l’artista ebbe screzi col mondo dell’arte tedesca, scaturiti da un rifiuto del suo quadro Pentecoste (1909) da parte della Secessione di Berlino, che lo portò a scontrarsi con il presidente di tale associazione Max Liebermann. Successivamente, il dibattito sull’arte rese alcune sue opere simboli di ‘degenerazione’ per i nazionalisti reazionari ancora prima dell’ascesa di Hitler.
Per rispondere alle critiche dirette a lui, Nolde aveva due spiegazioni: che i veri ‘geni artistici’ non sono mai stati capiti dai loro contemporanei e che, sin dal conflitto con Max Liebermann, si sentiva boicottato dalla critica d’arte di Berlino, che lui vedeva dominata dagli ebrei. In qualità di figlio di un contadino, Nolde non era accettato nei cerchi liberali che spesso erano composti da ebrei cosmopoliti. Anche come membro di associazioni artistiche si sentì “preso di mira dagli ebrei, perché li dipingo come ebrei”, si espresse nel suo libro del 1934 Anni di lotta. Dal 1933 in poi fu proprio questa prospettiva antisemita a portare Nolde a indentificarsi col partito Nazionalsocialista.
Dal 1933 iniziò nella Repubblica di Weimar un periodo nel quale non era più chiaro quali artisti fossero rappresentanti dell’arte tedesca e quali no. Con riguardo a Nolde, questi dubbi scaturivano anche dal fatto che c’erano componenti del Partito Nazionalsocialista che ammiravano l’artista, mentre altri lo disprezzavano, creando una situazione di incertezza fino al 1937 quando la mostra itinerante sull’arte degenerata lo etichettò definitivamente come artista degenerato, in fondo per una questione di stile.
La mostra, intitolata Emil Nolde. Una Leggenda Tedesca. L’Artista durante il Regime Nazista, offre un viaggio attraverso la vita di Nolde, in particolare dal 1933 in poi, vissuta in gran parte sotto la dittatura Nazista. Inquadrando per la prima volta l’artista nel suo contesto storico, del quale a lungo è stato considerato una vittima, la mostra si avventa in territorio inesplorato.
Alcuni dipinti di Emil Nolde esposti alla Hamburger Bahnhof.
Nolde visto sotto nuove lenti
Quest’esposizione fa vedere come la sua arte sia stata perseguitata, mentre Nolde stesso no. Ciò contrasta con la comune nozione che l’artista sia stato vittima dal regime Nazionalsocialista, nozione possibilmente perpetuata anche dal sentimento scaturito dal La Lezione Tedesca, un romanzo di Siegfried Lenz, pubblicato nel 1968 che si schiera in difesa dell’arte degenerata e che si legge a scuola. La trama riguarda un tale Max Ludwig Nansen, ma è consenso generale che la storia si basi sulla vita di Nolde.
Lo stato di vittima di Nolde deriva anche dalla grande popolarità dei cosiddetti ‘quadri non dipinti‘, una moltitudine di acquarelli che l’artista usava come disegni preparatori per i suoi quadri. Dal 1941 a Nolde venne vietato di esporre, vendere e pubblicare, ma secondo Catherine Hickley del New York Times, non gli venne vietato di dipingere. Nelle sue memorie l’artista ha esagerato ed equivocato il divieto impostogli, dicendo che non gli era permesso di dipingere e che la Gestapo lo visitava per accertarsene. Abbellendo e drammatizzando l’essere stato vittima del regime, e minimizzando la sua complicità, Nolde disse che i ‘quadri non dipinti’ fossero studi per dipinti che però non gli era permesso di dipingere, diventando quindi simboli di resistenza artistica e attirando l’attenzione di molti nel dopoguerra.
Temi nuovi e temi vecchi
Nonostante a Nolde non piacesse essere considerato un Espressionista, egli lo era. Alcuni dei suoi quadri sono infatti reminiscenti di Van Gogh, in particolare Girasoli Maturi (1932) e Giovani Cavalli (1916), che sostituirono alla Nationalgalerie di Berlino Il Peccatore (1926) che venne esposto alla mostra di Arte Degenerata, e Famiglia (1931) che venne scambiato con l’artista; entrambi quadri con tema religioso.
Il tema religioso infatti è stato molto presente nelle sue opere, ma non oltre il 1934, quando divenne facile preda di critici dell’arte nazionalisti ed eventualmente egli stesso denunciò il cristianesimo come un’invenzione degli ebrei. Nel 1936 iniziò a dipingere una serie di acquarelli e quadri, i cosiddetti ‘Dipinti Vichinghi’, riprendendo la sua passione per la mitologia nordica già coltivata in passato e sperando di avvicinarsi artisticamente alle aspettative del partito.
Nel 1941, Emil e la moglie Ada si trasferirono alla loro casa di Seebüll per via dei bombardamenti aerei su Berlino. Questa casa aveva un’ampia sala centrale che dal 1937 veniva usata dall’artista come galleria per visitatori scelti e che la Hamburger Bahnhof ha ricreato. Nolde continuò quindi a esporre privatamente i suoi quadri, mentre gli era vietato di esporre, vendere e pubblicare i suoi lavori.
È rilevante notare come nella sua galleria privata abbia escluso lavori del periodo dal 1903 al 1918, l’apice dell’Espressionismo e gli anni in cui dipinse molti quadri a tema religioso. Preferì invece dare visibilità a tre quadri a tema nordico per essere più in linea con le idee del regime, nonostante il suo stile artistico fosse odiato da Hitler.
Ciò che invita a riflettere sulla caparbietà di Nolde e sul suo fanatismo verso il regime, è il fatto che lui era cittadino danese e avrebbe quindi potuto andare in Danimarca. Invece non lasciò mai la Germania e si iscrisse al Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori dello Schleswig del Nord (NSDAPN), la sua regione natale che, grazie a un referendum del 1920 passò dalla Germania alla Danimarca.
Non si può però separare la persona dall’artista e dobbiamo quindi chiederci: possiamo ancora ammirare la bellezza nelle sue opere, ora che conosciamo meglio le sue idee politiche? Il passato di ogni nazione, della Germania anche più di altre, è complesso e tortuoso, ma forse non dovremmo lasciare il senso di colpa accecarci e continuare ad ammirare Nolde l’artista, nonostante rimane congiunto al Nolde persona, alle sue convinzioni e azioni.
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