La Gemäldegalerie di Berlino quest’anno ha deciso di dare risalto a due grandi del Rinascimento italiano: Andrea Mantegna e Giovanni Bellini, con una mostra durata quattro mesi, da Marzo a Giugno 2019. L’evento è il risultato di uno sforzo comune attuato assieme alla National Gallery di Londra e con la cooperazione del British Museum.
La mostra è un avvenimento unico, in quanto è la prima volta che le opere dei due artisti vengono riunite in modo da poter essere paragonate dai visitatori. Il risultato è notevole e l’esperienza è certamente memorabile: personalmente ho avuto il piacere due volte e rimpiango di non aver avuto una terza occasione.
I due, coetanei, cognati e amici, vissuti tra il 1430 e i primi del 1500, si sono influenzati a vicenda tanto che in alcuni casi è difficile attribuire un’opera all’uno piuttosto che all’altro. La somiglianza è tanta che la Gemäldegalerie ha anche concepito alcuni giochi interattivi a riguardo; nel primo bisogna attribuire un quadro a uno dei due artisti, mentre nel secondo bisogna individuare le differenze tra alcune opere simili tra loro.
Vissuti tra Padova e Venezia, e più tardi Mantova per Mantegna, i due artisti avevano legami famigliari in quanto Nicolosia, sorellastra di Giovanni, aveva sposato Andrea nel 1453. Il loro rapporto però era soprattutto di natura artistica, con l’uno copiando dall’altro e viceversa, ispirandosi reciprocamente. I loro stili spesso si somigliavano, sicché non sempre fu facile attribuire ogni opera al suo artefice. Però questo rapporto non era destinato e durare e il legame artistico si sciolse gradualmente quando Mantegna si trasferì a Mantova, conducendo i due su sentieri diversi, seppur verso una meta comune nella storia dell’arte.
Alcuni dipinti della mostra Mantegna+Bellini alla Gemäldegalerie.
Interessante inoltre notare che Mantegna è nato a Isola di Carturo, rinominata Isola Mantegna nel 1963 in suo onore. Bisogna però precisare che si tratta di una frazione di un comune in provincia di Padova, non di un’isola circondata dall’acqua. La mostra infatti indicava che Mantegna fosse nato sull‘Isola di Carturo, facendomi inizialmente pensare che si trattasse di un’isola sul fiume Brenta.
A parte i capolavori inimitabili esposti qui che non smettono mai di meravigliare, l’esposizione può sembrare un po’ asettica, concentrandosi molto sul comparare le tecniche illustrative dei due; omettendo però di osservare sotto una lente più intima le vite dei due artisti e il contesto in cui vivevano che senz’altro li ha ispirati. La casa del Mantegna a Mantova ad esempio è essa stessa un capolavoro geometrico che sopravvive ancora, mentre la Venezia del Bellini è rimasta immortale nei secoli. È vero però che a fianco alla mostra Mantegna+Bellini, sono presenti anche opere di vedutisti veneziani facenti parte dell’esposizione permanente della galleria, che ci danno un’idea di come si presentasse Venezia, seppur alcuni secoli più tardi.
È in oltretutto facile notare come l’arte sacra dei due artisti predomini l’esposizione, senza lasciar trasparire lo spirito della rivoluzione del Rinascimento di cui Mantegna fu promotore e del quale Bellini fece parte, i quali si occuparono largamente anche di arte profana. Ad eccezione di poche opere, i soggetti ritratti fanno parte della tradizione cristiana e, non fosse per la profondità delle figure e la prospettiva, l’esposizione ricorderebbe molto quella permanente nella seconda sala della Gemäldegalerie, contenente dipinti di Giotto e di Fra Angelico che sono artisti appartenuti più al Medioevo che al Rinascimento. O almeno così si esprime Jonathan Jones sul quotidiano britannico the Guardian.
Naturalmente c’è anche da considerare che il fatto che Mantegna e Bellini sono stati vicini per meno di un decennio, ovvero fino al 1460, quando Mantegna divenne pittore di corte a Mantova. La distanza affievolì i rapporti e anche le loro strade artistiche si separarono in quanto Mantegna coltivò l’interesse per l’antica Roma e per la mitologia antica, creando di conseguenza opere con narrative ben diverse dai quadri di Bellini. La mostra si concentra sul loro rapporto che fu condensato nell’arco di alcuni anni, ma che ebbe effetti sul resto delle loro vite artistiche.
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