Nel museo a Charlottenburg si trovano esposte fino al 10 Novembre le sedici incisioni appartenenti al ciclo intitolato “Carceri d’invenzione”.
Nato nel 1720 a Modigliano Veneto, in provincia di Treviso, Piranesi si trasferisce da giovanissimo a Roma dove si dedica allo studio dell’architettura e dell’archeologia e lavora alla realizzazione di vedute delle rovine romane, delle antichità classiche, degli edifici del Rinascimento e del Barocco.
Questo ciclo di incisioni datate 1761 è la seconda edizione della serie che l’artista aveva realizzato attorno al 1749-1750, rielaborata ed arricchita di nuove tavole.
Il titolo, volutamente ambiguo, ha un significato ambivalente. Indica che si tratta di visioni nate dalla fantasia dell’autore e al contempo allude a una condizione di prigionia psicologica, di un’esistenza ingabbiata dalle sbarre della nostra immaginazione, di angoscia e paura. Piranesi, rivoluzionando i canoni della rappresentazione della prigione – piccole celle buie e chiuse da massicce sbarre – raffigura ambienti labirintici, affollati da una molteplicità di figure e elementi architettonici immaginari.
Le Carceri contengono un universo buio e oppressivo, al contempo esteso, ma senza vie d’uscita.
Sono visioni estremamente insolite, fortemente drammatiche, frutto di una fantasia concitata unita a una precisa conoscenza delle forme architettoniche, solide nozioni di prospettiva e costruzioni tridimensionali. Piranesi costruisce con una prospettiva ineccepibile ambientazioni inesistenti nella realtà, una dimensione alternativa che impressiona e confonde. Il dentro e il fuori, il sotto e il sopra nella progressione infinita di ponti e scale che palesemente non conducono da nessuna parte provocano un senso di smarrimento e vertigine, che ritroviamo nelle opere grafiche dell’olandese M.C. Escher.
Piranesi crea un’opera dal carattere innovativo, pionieristico in quanto a stile e a tematica, che ancora oggi suscita un’attrazione e un interesse ampio.
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